La Scuola Elementare “S. Agostino”
Galleria 10 pag.1
di
Giuseppe Rizzuti |
All’inizio dell’era fascista, a
Caltabellotta non esistevano altri locali idonei utilizzabili ad uso scolastico,
tranne quelli del Collegio, e nell’ottica dell’epoca è stata demolita la
struttura quattrocentesca, probabilmente in cattivo stato di conservazione, per
fare posto all’attuale imponente organismo in puro stile “littorio”. |
Conservatore, come tutte le dittature di ogni tempo, il fascismo, ad opere innovative che sottintendevano fermenti di libertà, preferiva architetture tradizionali, soprattutto quelle che si rifacevano genericamente al classicismo, sia perché questo significava ordine, sia per il richiamo alla Roma dei Cesari, tanto più sentito ed enfatizzato da un regime che sosteneva di voler ridare all’Italia un ruolo dominante e riportare l’Urbe al livello imperiale di caput mundi. |
La fabbrica, unica dell’epoca nel suo genere, “giganteggia” infatti sulla edilizia minore che la circonda e possiede una compatta cortina muraria di materiale lapideo, quasi certamente realizzata da lapicidi locali, un tempo numerosi a Caltabellotta, essendovi in loco diverse cave di pietra calcarea. |
Altorilievo raffigurante lo stemma del comune di Caltabellotta. Si leggono i riferimenti vescovili, legati all’origine cristiana del paese con San Pellegrino primo Vescovo di Triocala, la torre, simbolo della città-fortezza un tempo inespugnabile, e i frutti della terra, dono della fertilità del suolo. Questo emblema fu sostituito intorno agli anni 1936/40 dall’attuale stemma che non rappresenta in pieno le caratteristiche del comune. E’ per questo motivo che il Caltabellottese rivorrebbe in uso il vecchio emblema. |
Il prospetto principale è bucato da due ordini di finestre, dodici per piano,
tre per ogni aula e da un portale di ingresso importante, sovrastato da un
balcone in pietra finemente scolpito, al di sotto del quale campeggia l’emblema
comunale intercalato da due “fasci littori”. |
Tutta l’area basamentale è intervallata da una cornice sempre in pietra che
racchiude spazi rifiniti ad “opus reticularum” e a disegni geometrici sagomati
agli apici di un rettangolo in lieve sporgenza. Le finestre del 1° ordine sono invece sormontate da una semplice piattabanda in pietra con gola leggermente aggettante, con due pronunciamenti a “punta di diamante” nell’area basamentale. |
L’edificio raggiunge il massimo della monumentalità, nella mezzeria della
facciata, dove due paraste in aggetto, lavorate a finto bugnato, inglobano il
portone d’ingresso a doppia altezza e il solenne “balcone” portato da due
mensole fortemente stilizzate ai cui lati si inseriscono due volute con contorni
a “greca”, rivisitati secondo gli stilemi e il gusto del tempo. L’area sommitale è conclusa da un leggero cornicione sagomato, ripartito dalla lunghe paraste che svettano oltre la linea dell’attico: quella centrale, incorpora un occhio in pietra a triplo rincasso, sormontato da un concio di chiave introdotto a forza nella circonferenza lapidea delimitata da due greche con aggettivazioni classiche. |
Alcune manomissioni alla struttura, sia interne che esterne, apportate negli ultimi anni, come la sostituzione delle vecchie finestre lignee con serrande plastificate, dell’originario portone principale con un infisso in alluminio anodizzato, nonché alcuni “rifacimenti” dei retroprospetti hanno suggerito alla Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento l’apposizione del vincolo diretto sulla struttura a norma della ex legge 1089/39 (oggi Decreto Legislativo n. 42/2004) onde potere conservare nella sua interezza l’imponente struttura monumentale, splendido esempio di architettura del Littorio della Sicilia occidentale. |
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